Meglio aprire una società oppure una partita iva come ditta individuale? Quali sono i costi? E poi c’è anche la forma associativa che in qualche caso può essere più giusta. Ecco una guida per la tua attività che cresce.
Aprire un’impresa o investire su una nuova attività in tempi complicati come quello che stiamo attraversando potrebbe apparire un controsenso. Ma non necessariamente è così.
A fronte di molte attività che hanno chiuso le loro saracinesche, spesso definitivamente, altri settori hanno invece mantenuto invariato – addirittura aumentato – i fatturati e il numero degli occupati1. L’economia italiana, pur colpita duramente, ha quindi continuato, anche nel 2020 a mostrare alcuni segni di vitalità. In soli tre mesi (da luglio a settembre) sono nate nel nostro Paese circa 66mila nuove imprese2, segno tangibile della voglia degli italiani di non arrendersi alla nuova situazione. Insomma, anche in un momento così difficile a causa delle gravi ricadute (anche economiche) provocate dalla crisi sanitaria, non manca nel nostro Paese la voglia di ricominciare e ripartire al più presto, tornando a guardare con fiducia e ottimismo al futuro.
- Aprire un’attività: la “forma” giusta per la tua impresa
- Aprire un’impresa: rischi il tuo capitale o quello della società?
- Come costituire un’impresa
- I primi passi per la tua impresa: validazione e business planning
- 3 punti fondamentali del Business Plan
- Qualsiasi forma abbia, proteggi il tuo business
- Aprire una società o una ditta: la sintesi
E’ proprio in queste prime settimane dell’anno, che si moltiplicano i segnali di fiducia nella ripresa e nelle nuove possibilità di crescita dell’Italia (dall’arrivo dei vaccini, allo stanziamento del next generation europe o, come viene spesso chiamato, recovery fund). E proprio in una fase di transizione come questa bisogna essere capaci di giocare d’anticipo e cogliere al volo l’occasione che verrà offerta dal nuovo scenario nazionale ed europeo. Pensiamo all’impennata dei consumi, legata al naturale desiderio, dopo mesi di chiusure e restrizioni, di tornare alle normali abitudini (anche di spesa) alla quale si accompagnerà la diminuzione del numero di attività che non hanno retto all’impatto con la crisi.
Il famigerato “ritorno alla normalità” pare quindi aprire spazi nuovi e opportunità di crescita uniche per quanti abbiano voglia di dare vita a nuova attività, offrendo al tempo stesso una seconda chance di ripartire da zero, mettendo a frutto l’esperienza già maturata, a tutti quegli imprenditori che si sono visti costretti a cessare la propria attività prematuramente sotto la spinta dura (durissima!) di una crisi che mai avrebbero potuto immaginare o prevedere.
Coraggio allora aspiranti imprenditori, questo sembra essere il momento giusto, non lasciartelo scappare!
Aprire un’attività: la “forma” giusta per la tua impresa
Fra le scelte più delicate per la tua impresa c’è indubbiamente quella relativa alla forma giuridica che questa dovrà assumere. Nell’ordinamento italiano esistono infatti diverse modalità e formule organizzative attraverso le quali si può aprire un’attività, ognuna con caratteristiche diverse.
Qual è la forma giuridica più conveniente e adatta alle tue esigenze?
La distinzione fondamentale cui puoi fare riferimento è senza dubbio quella tra:
- impresa individuale, che ha a capo un unico soggetto, è dotata di una forma più libera nella sua formazione e di minori vincoli giuridici e disciplinari nella sua gestione (essenzialmente, iscrizione nel registro delle imprese e tenuta delle scritture contabili);
- impresa collettiva (o società), che vede a capo più titolari che si uniscono per lo svolgimento di una medesima attività, costituisce una forma più elaborata d’impresa e presenta pertanto più garanzie ma anche più limiti all’autonomia organizzativa e decisionale dei singoli.
Se quindi per dare vita ad una ditta o impresa individuale non si richiedono particolari formalità, se non l’apertura di una partita IVA e l’iscrizione presso la camera di commercio sul registro delle imprese, non altrettanto può dirsi per le società, per le quali bisogna rispettare la disciplina dettata dall’ordinamento e diversa a seconda del diverso “tipo” societario.
Aprire una società: le tipologie esistenti
Le società infatti si distinguono a loro volta in sei diversi tipi, riconducibili a due grandi categorie:
- società di persone (società semplice, in nome collettivo, in accomandita semplice);
- società di capitali (società per azioni, a responsabilità limitata, in accomandita per azioni).
Nelle prime l’elemento della collaborazione tra i soci tende a prevalere sull’elemento economico: i soci partecipano tendenzialmente in prima persona alla gestione della società e in maniera paritaria. Nelle seconde invece l’aspetto finanziario è prevalente: l’amministrazione della società può essere affidata a soggetti diversi dai soci, scelti da questi ultimi, e il peso di ciascun socio in questa e in altre decisioni è legato alla quantità di denaro da lui investito nella società.
Aprire un’impresa: rischi il tuo capitale o quello della società?
I soci devono infatti versare a favore della società un capitale iniziale (di ammontare libero o stabilito direttamente per legge), con il quale finanziare l’attività d’impresa. Il ricorso alla società serve allora (oltre a consentirci di fare affidamento sul contributo economico e lavorativo di più persone invece che di un unico titolare) soprattutto a garantire ai soci l’accesso a delle forme di “autonomia” o “separazione patrimoniale” (più forte nelle società di capitali e più debole in quelle di persone).
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Questo determina un fatto fondamentale: mentre l’imprenditore individuale è tenuto a far fronte alle spese legate all’attività d’impresa con tutto il suo patrimonio e tutti i suoi beni, nel caso di un socio che svolge l’attività d’impresa come membro o rappresentante di una certa società, risponde solo con il patrimonio di cui l’hanno dotata i soci stessi, cioè con il patrimonio della società.
Come costituire un’impresa
Se per la ditta individuale abbiamo già esplorato le modalità per aprire una partita IVA, quanto ai due più importanti tipi di società di persone (società in nome collettivo e in accomandita semplice), occorre ricordare che:
- la costituzione avviene tramite atto pubblico o scrittura privata autenticata da registrarsi nel registro delle imprese, nella quale vengono indicati i nomi dei soci “accomandatari” e di quelli che hanno rappresentanza della società, la “ragione sociale” (ossia il nome assunto dalla nuova società), l’oggetto sociale (l’attività svolta), la sede, l’ammontare del patrimonio, la durata;
- non si possono distribuire somme tra i soci se non i profitti realmente guadagnati e in caso di perdite del capitale sociale, fin tanto che queste non vengono reintegrate, non è possibile distribuire utili.
Nelle società di capitali, quindi a responsabilità limitata (s.r.l.) e per azioni (s.p.a.):
- la costituzione può avvenire solo per atto pubblico di fronte ad un notaio che provvederà alla sua registrazione e alla verifica delle informazioni (ragione sociale, oggetto etc.) e dei requisiti richiesti dalla legge;
- il patrimonio deve essere di almeno 10.000 euro (s.r.l.) e 50.000 (s.p.a.).
Accanto a queste, per completezza, bisogna ricordare che a svolgere attività d’impresa possono essere anche altri tipi di enti, a favore dei quali l’ordinamento prevede spesso incentivi, sgravi fiscali e agevolazioni.
Tra questi possiamo includere:
- vere e proprie società come le “s.r.l. semplificate” o le start-up innovative, pensate per favorire l’iniziativa imprenditoriale dei giovani per le quali, in deroga alle regole societarie generali, si prevede un capitale sociale minimo ridotto (che può essere addirittura pari ad un solo euro!);
- società cooperative, enti a capitale variabile senza finalità di lucro ma che offrono ai loro soci prestazioni o servizi a prezzi vantaggiosi;
- associazioni e enti no profit che possono fornire servizi di tipo assistenziale, ricreativo, culturale (spesso c’è chi apre una ludoteca come associazione culturale) ma i cui profitti sono destinati a fini solidaristici.
I primi passi per la tua impresa: validazione e business planning

“Chi ben comincia è già a metà dell’opera” si sente spesso ripetere. Mai come in questo caso la saggezza popolare vale a ricordarci l’importanza di pianificare e curare attentamente la fase preparatoria e le scelte iniziali legate alla tua attività. I dati stessi ce lo confermano: in un gran numero di casi le imprese che sono costrette a cessare la propria attività nei primi cinque anni dal loro avvio3 lo fanno proprio per motivazioni imputabili ad errori di valutazione iniziale sull’attività o sugli andamenti del mercato e alle scelte compiute al momento stesso della loro apertura. Errori, che vanno dunque assolutamente evitati.
Una volta infatti individuata l’idea imprenditoriale a cui vuoi dare vita (sia essa aprire un ristorante, un bar o un negozio a conduzione familiare, un punto vendita affiliandoti ad una grande catena, una “start up” innovativa che offra beni o servizi in un settore emergente, uno studio professionale in proprio o assieme ad un collega etc.), cruciale è il momento di “validazione” di essa e, di seguito, di costruzione del tuo “piano imprenditoriale” (anche detto business plan).
Il primo passaggio, che devi necessariamente compiere, consiste allora nel verificare la concreta fattibilità del progetto che hai in mente e nel mettere alla prova la sua tenuta sia rispetto a quelle che sono le tue potenzialità (le qualifiche, competenze e inclinazioni che possiedi) sia alle condizioni (esterne) di mercato.
Nel corso di questa fase devi perciò porti una serie di domande, raccogliere informazioni o dati e svolgere determinate verifiche o analisi: l’attività che hai in mente si adatta alle tue capacità e possibilità? C’è davvero spazio in quel determinato settore o mercato (o c’è modo di farsi largo in esso) o questo è già saturo? C’è effettivamente richiesta di quel prodotto o servizio che noi andremo a fornire nell’area (anche geografica) in cui andremo ad operare? La tua idea, oltre ad essere buona, è “competitiva” o, in altre parole, economicamente sostenibile, redditizia)? Tutte domande che devi farti prima di scommettere il tuo tempo e i tuoi soldi in una impresa.
Una volta sicuro che la tua idea è effettivamente valida e può rivelarsi vincente, puoi passare alla fase attuativa: stabilire, cioè, come metterla in pratica e realizzarla concretamente.
3 punti fondamentali del Business Plan
Tre sono gli aspetti fondamentali che non possono assolutamente mancare nel tuo piano imprenditoriale.
- Business Description. Chiarisci che tipo di attività vuoi avviare (società, impresa individuale associazione etc.) e che adempimenti burocratici svolgere (licenze, verifiche autorizzazioni, obblighi fiscali e amministrativi); che tipo di prodotto o servizio vuoi offrire (visto che sicuramente c’è una bella differenza tra aprire un ristorante con uno chef stellato in pieno centro, una pizzeria a due passi dall’università o uno snack bar specializzato in prodotti bio e a kilometro zero etc.); la tua “strategia di mercato”, il tuo target e la clientela a cui ti rivolgi (ristretta, selezionata, fedele nel tempo o viceversa variabile e attirata dalla convenienza ed economicità della tua offerta etc.) e come fare per raggiungerla; individua la sede (i locali, le strutture) e l’area principale di attività; a quali collaboratori ti affiderai (dipendenti, soci) in base alle competenze e professionalità di cui avrai bisogno.
- Competitive analysis. Metti a fuoco e in modo dettagliato quali sono i punti di forza e le criticità dei tuoi competitors, ma soprattutto cosa offre in più, di nuovo o di diverso la tua impresa rispetto altri operatori sul mercato? La parola d’ordine qui è “personalizzazione”: cerca di rendere il tuo prodotto o servizio e la tua azienda il più possibile unica e in grado di distinguersi dalle altre.
- Piano finanziario. Definisci un budget realistico per raggiungere i tuoi obiettivi, indicando l’ammontare massimo del tuo investimento iniziale e come otterrai eventuali finanziamenti o risorse (in questo caso tieni anche conto delle tempistiche) con cui far fronte alle spese attese in una prima fase di rodaggio e sviluppo dell’impresa (i costi di produzione, le spese di spedizione, le tasse, gli stipendi dei dipendenti, l’affitto o l’acquisto dello stabile in cui lavorare, etc.). Calcola con precisione il break-even-point cioè il punto dal quale in poi inizierai effettivamente a guadagnare, rientrando degli investimenti iniziali che dovrai sostenere da solo o con i tuoi soci.
Qualsiasi forma abbia, proteggi il tuo business
Ora che conosci l’ABC del fare impresa, ricorda però che da oggi, oltre a poter mettere al riparo il tuo patrimonio costituendo una società per dare vita alla tua impresa destinando ad essa una parte soltanto dei tuoi beni, hai a tua disposizione anche altri strumenti con cui premunirti da eventuali spese o perdite inattese in cui sei incorso nello svolgimento della tua attività.
Fare impresa, che sia attraverso una ditta individuale o insieme ad altri soci, implica sempre una certa dose di rischio. Furti di merce, danni a macchinari o ad apparecchiature, a lastre e vetrine, vertenze con i dipendenti o controversie legali con i clienti possono costituire piccoli e grandi inconvenienti quotidiani. È importante proteggersi con una soluzione assicurativa flessibile e su misura per la tua impresa, come quelle che Aviva ti mette a disposizione.
Aprire una società o una ditta: la sintesi
In conclusione di questo articolo riassumiamo i punti cardine che abbiamo toccato:
- è consigliabile costituire una società (soprattutto se di capitali) solo quando ci sono dei soggetti pronti ad investire anche economicamente nel progetto.
- La società è una forma preferibile se svolgi un’attività con elevati profitti ma altrettanto alti rischi di perdite. In caso contrario, cioè quando hai una buona idea e vuoi svilupparla valuta anche di iniziare con una ditta individuale e/o una semplice partita IVA. Ci sarà tempo per far evolvere, eventualmente, la tua attività.
- Per aprire una società c’è bisogno della collaborazione (anche professionale) di altri soggetti da far entrare in qualità di titolari dell’impresa (nel Consiglio di Amministrazione) ed è un appuntamento con il quale presto o tardi tutte le imprese che vogliono crescere o diventare grandi si trovano a dover fare i conti.
- Concentrati bene sul processo di validazione e sulla costruzione del tuo business plan perché sono fondamentali per la vita successiva dell’azienda e per la soddisfazione – anche economica – dei soci.
- Non partire sprovveduto di una adeguata copertura assicurativa: tutelarti dai piccoli rischi quotidiani significa proteggere i tuoi investimenti, le tue idee e il tuo futuro.