Molte persone scelgono di non convolare a nozze ma comunque di vivere insieme al partner. Alcune non si sposano per tutta la vita pur formando una famiglia. Ecco come una coppia può tutelarsi senza sottoscrivere un contratto matrimoniale.
Il matrimonio non è solo una cerimonia civile o religiosa, è soprattutto un contratto che due persone possono firmare e rispettare. Oggi il matrimonio è una scelta libera perché esistono altre forme di unione tra cui scegliere:
- Quelle formalizzate come “unioni riconosciute” ovvero le unioni civili. Si tratta della registrazione nell’archivio dello stato civile dell’atto di unione tra due persone maggiorenni di fronte a un ufficiale di stato civile e alla presenza di due testimoni. Non vanno confuse con il contratto matrimoniale, e prevedono alcune forme di tutela. Nel nostro Paese sono regolate da una legge pubblicata nel maggio 20161 che riconosce diritti e doveri delle persone che scelgono di vivere insieme pur senza sposarsi.
- Le convivenze di fatto che possono essere registrate semplicemente all’anagrafe e rappresentano la forma più leggera di tutela di coppia, sotto diversi punti di vista.
- Quelle non formalizzate in alcun modo, che nel nostro Paese sono circa il 7% del totale2: milioni di persone che condividono il tetto senza avere particolari tutele legali date proprio dal contratto matrimoniale né da altra forma di unione riconosciuta.
Convivenza e diritti del convivente
“Finché va tutto bene non ci si pensa”, dicevano le nonne, e mai come in questo caso la saggezza popolare ha centrato l’argomento. Le maggiori questioni che nascono intorno al matrimonio, alla convivenza o all’unione civile riguardano infatti aspetti legati a momenti di difficoltà come malattie, rottura della convivenza, lutti. In questi casi infatti l’istituto del matrimonio riconosce dei diritti specifici per il coniuge e detta già, in modo preciso, la partecipazione del marito o della moglie alle responsabilità e alla linea ereditaria.
La stessa cosa avviene per le Unioni Civili che, attraverso la Legge Cirinnà1, vede già predisposte delle regole specifiche in caso di detenzione di uno dei due partner, malattia o ricovero, donazione di organi o lutti. Nelle unioni civili, sono riconosciuti anche i diritti per le prestazioni a sostegno del reddito erogate dall’INPS3.
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Ma negli altri casi la faccenda potrebbe complicarsi. Ecco alcune considerazioni sulle quali riflettere:
- Il convivente non è considerato erede legittimo quindi in caso di morte non ha diritto ad alcuna eredità a meno che non sia stato previsto da un testamento. Anche in questo caso, comunque, il convivente non potrebbe accedere alla cosiddetta “quota legittima” che spetta agli eredi diretti.
- Tra conviventi non esiste il concetto di comunione dei beni quindi la casa, o qualsiasi altro bene acquistato dalla coppia, è considerato di proprietà di chi ne ha l’intestazione legale. Per ovviare a ciò si possono fare atti di donazione o vendita ma sono decisamente onerosi.
- Un convivente non ha diritto alla reversibilità della pensione del partner.
- In caso di rottura della convivenza non è riconosciuto il diritto a una forma di assegno di mantenimento al partner. In alcuni casi possono spettare al massimo gli alimenti che sono comunque una misura di minore entità. Tuttavia i partner possono concordare, a monte, per l’assunzione da parte di uno dei conviventi dell’obbligo di mantenimento dell’altro con una scrittura privata.
Detto ciò, è bene sapere che i conviventi possono però far valere i propri diritti di coppia stabiliti dalla stessa Legge Cirinnà, e in particolare:
- il diritto reciproco di visita per i partner in caso di ricovero, detenzione e negli altri casi in cui c’è un’allocazione temporanea e forzata
- il diritto di accesso alle informazioni personali in caso di malattia
- la possibilità di nominare il partner proprio rappresentante
- il diritto di continuare a vivere nella dimora di residenza dopo il decesso del convivente se proprietario dell’immobile.
L’ultima frontiera delle coppie: i LAT, Living Apart Together

Bisogna considerare anche questo fattore: molte persone decidono di avere una relazione sentimentale, ma scelgono di continuare a vivere ognuno a casa sua: ognuno per conto proprio, seppur stando insieme (il significato di Living Apart Together).
Secondo l’Istat le cosiddette “famiglie senza nucleo”4, cioè quelle generalmente costituite da una sola persona, rappresentano un terzo del totale delle famiglie e sono più diffuse nel Centro-nord5. In pratica, una casa su 3 è abitata da una sola persona. L’Istat non ci dice se si tratta di un single o di un “LAT”, ma la tendenza proveniente dall’estero ci mostra che anche in Italia sono in aumento le coppie di eterni fidanzati che scelgono di non andare mai a convivere. Una scelta che ha delle conseguenze non solo pratiche perché, in questo caso, non possono valere neppure le deboli tutele riservate alle coppie conviventi.
Convivenza civile o LAT: non solo questione di diritti
La convivenza di fatto può essere regolata, in qualche modo, ma ci sono ancora vuoti normativi, specialmente quando si parla di tutela di patrimonio. Se la coppia decide di fare degli investimenti è importante richiedere la consulenza di un avvocato per valutare l’opportunità di ricorrere a contratti specifici o scritture private. Si tratta in ogni caso di soluzioni che implicano delle spese e non garantiscono comunque la certezza che il patrimonio possa essere goduto anche dal partner.
È molto importante, anche per questo motivo, valutare l’ipotesi di una tutela concreta come una polizza vita, una soluzione alla quale ricorrono in molti: è, di fatto, tra i modi più facili per garantire al partner un capitale in caso di necessità improvvise e imprevedibili. Puoi infatti scegliere un prodotto che tuteli un beneficiario, nominato al momento della sottoscrizione, sia in caso di morte dell’assicurato che di malattia grave o invalidità, con un capitale predefinito. Puoi scegliere il beneficiario della tua polizza liberamente, senza vincoli legati alla parentela o alla coabitazione.
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- n.76 del 20 Maggio 2016, nota come Legge Cirinnà
- Ricerca sulla composizione familiare
- Circolare Inps
- Si definiscono “Famiglie senza Nucleo” quelle i cui componenti non formano alcuna relazione di coppia o di tipo genitore-figlio.
- Tabella dati Istat