Irpef, Imu, Tasi, un dedalo di sigle che per molti non hanno significato se non quello di dover pagare. Quali sono le principali tasse a carico della famiglia e quali gli sgravi per ogni voce che possono essere rivendicati?
“Solo due cose sono assolutamente certe nella vita: death and taxes! (“La morte e le tasse”) recita un famoso detto americano. Il sistema fiscale d’oltreoceano sembra lasciare ben poche scappatoie a chi evade, ed è spesso indicato come esempio. Forse meno inflessibile si può definire il nostro Paese e non è un caso se noi italiani abbiamo trasformato persino il detto: “A pagare e a morire c’è sempre tempo”.
Al di là delle battute di spirito, la tassazione in Italia è caratterizzata, a detta di molti, da complessità e variabilità: negli anni si sono succedute molte modifiche alle regole fiscali che non hanno contribuito a creare un senso di certezza. Molti sono spaesati di fronte agli acronimi e alle sigle (ICI, IRAP, IMU, IRES, etc.) che si succedono anno, dopo anno, ad indicare le varie forme di tassazione.
Se hai dei dubbi o se hai bisogno di capire meglio quali sono le imposte che dovrai pagare, leggi questo articolo nel quale cerchiamo di fare un po’ di ordine.
Le 3 tasse di base per individui e famiglie
Le imposte di base che gravano su individui e famiglie sono tre:
- IRPEF, imposta sul reddito delle persone fisiche, sia esso fondiario, di capitale, pensionistico o proveniente da lavoro autonomo, dipendente o d’impresa;
- IMU, imposta sul patrimonio immobiliare, che grava dunque su chi è proprietario di case o terreni;
- TARI, tassa sui rifiuti, dovuta da proprietari, conduttori o comodatari
Vediamole più in dettaglio.
IRPEF: cos’è
L’IRPEF (acronimo di imposta sul reddito delle persone fisiche) è un’imposta diretta, personale, progressiva, ovvero che viene definita per scaglioni.
Si dice che è diretta perché si calcola direttamente sulle entrate e sugli introiti incassati dal contribuente per effetto del proprio lavoro o di rendite (pensioni, locazioni, investimenti di denaro etc.). Ogni volta che viene registrata un’entrata, una quota percentuale (detta aliquota) è destinata al fisco. Generalmente gli importi vengono accorpati in due versamenti annuali.
È una imposta personale, perché è dovuta individualmente da tutti i soggetti, cioè dalle persone fisiche (a cui sono assimilate anche le società di persone) residenti sul territorio italiano.
Infine, è progressiva in quanto, per ragioni di equità, questo comporta che all’aumentare del reddito cresce anche l’aliquota percentuale dovuta all’erario secondo questo schema: fino a 15.000 euro annui è del 23%, da 15.000,01 a 28.000 euro è del 27% da 28.000,01 fino a 55.000 euro è del 38%, da 55.000,01 a 75.000 euro è del 41% e del 43% oltre i 75.000 euro.
La progressione avviene per scaglioni ossia per porzioni di reddito, vale a dire che dal secondo scaglione in poi le aliquote si applicano non sul reddito complessivo ma solo sulla parte di reddito che eccede quella precedente (es. su un reddito di 20.000 euro non pago il 27% di 20.000 ma il 23% di 15.000 + il 27% di 5.000, ossia il risultato del reddito complessivo meno il primo scaglione (20.000-15.000)1.
L’IRPEF va pagata da tutti i percettori di reddito o rendita residenti in Italia, oppure da chi lavora nel nostro Paese per la maggior parte dell’anno.
Scadenze per il pagamento dell’IRPEF
L’ammontare della tassazione IRPEF viene calcolata attraverso la dichiarazione dei redditi che generalmente viene compilata dal commercialista di famiglia, dal CAF oppure con l’aiuto di un consulente.
Le persone fisiche presentano la dichiarazione dei redditi utilizzando il modello REDDITI PF o il modello 730, a seconda della tipologia di reddito posseduta. I lavoratori dipendenti e i pensionati che possiedono redditi da lavoro dipendente, pensione e alcuni redditi diversi possono presentare il modello 730. I coniugi possono presentare il modello 730 in forma congiunta.
Tutti gli altri soggetti e i contribuenti non residenti fiscalmente in Italia nell’anno d’imposta e/o nell’anno di presentazione della dichiarazione dei redditi presentano il modello REDDITI PF.
L’acconto per l’anno in corso può essere versato in una o due rate, a seconda dell’importo:
- In unico versamento entro il 30 novembre, se l’acconto è inferiore a 257,52 euro
- In due rate, se l’acconto è pari o superiore a 257,52 euro; la prima è pari al 40% e va versata entro il 30 giugno (insieme al saldo dell’anno precedente), la seconda è pari al restante 60% e va versata entro il 30 novembre.
La prima rata di acconto e il saldo possono essere versati in rate mensili. La seconda rata dell’acconto deve essere pagata in un’unica soluzione.
Cosa sono IMU e la vecchia TASI
L’IMU (Imposta Municipale Unica), che qualcuno ricorda anche con il vecchio nome “ICI”, è un’imposta dovuta da chi possiede un bene immobile, anche per uso commerciale o è titolare del diritto di usufrutto, uso o abitazione.
Istituita nel 2011, la normativa su questa tassa è stata più volte cambiata nell’ultimo decennio, in particolare nel 2014 quando è stata abolita per le prime case, e poi nel 2020 quando è stata sostituita con una nuova imposta IMU, che ha unificato IMU e TASI nell’ottica della semplificazione.
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Quindi la TASI, o Tassa sui Servizi Indivisibili erogati dal Comune a beneficio dei suoi cittadini, non esiste più come singolo prelievo fiscale, o per dirla più semplicemente, è stata accorpata in un unico addebito, quello dell’IMU, appunto.
Generalmente l’IMU deve essere considerato da tutti i proprietari di case, fabbricati o terreni, anche ad uso agricolo, ma nelle specificità delle ultime modifiche, ci sono novità interessanti portate avanti dal Decreto Rilancio e quindi valide per tutto il 2021.
Chi paga l’IMU 2021 e chi è esentato
L’IMU è una tassa che non viene applicata sulla prima casa, a meno che questa non rientri nelle abitazioni di lusso.
Dunque l’IMU deve essere generalmente pagato se:
- Sei titolare di un’abitazione di lusso (dimore signorili, ville, castelli, etc.) in ogni caso, anche se risultano come “prima casa”
- Sei titolare di un’immobile oltre la prima casa, anchese concesso in locazione a terzi
Con il Decreto Rilancio, a seguito dell’Emergenza Coronavirus però, sono state introdotte delle esenzioni specifiche nei seguenti casi:
- la cancellazione della prima rata, o dell’acconto dell’Imu 2021 per gli immobili adibiti a strutture ricettive e turistiche, nello specifico di: stabilimenti balneari o termali, agriturismi, alberghi, ostelli, affittacamere, bed&breakfast, residence, campeggi, capannoni usati per allestimenti fieristici, discoteche, sale da ballo. L’esenzione è consentita se – e solo se – il soggetto di imposta e il gestore dell’attività coincidono.
- Il pagamento in forma agevolata per tutti i pensionati italiani residenti all’estero ma proprietari di un immobile non locato nel nostro Paese (agevolazione fino al 66%)
Sono stati inoltre confermati gli sgravi:
- del 50% per i fabbricati di interesse storico o artistico;
- del 50% per i fabbricati inagibili o dichiarati inabitabili;
- del 50% per le case concesse in comodato d’uso gratuito ai parenti in linea retta entro il primo grado, ovvero ai figli o ai genitori;
- del 75% della base imponibile per le abitazioni concesse in affitto a canone concordato;
- Esenzione totale per i terreni agricoli posseduti e condotti da coltivatori diretti o imprenditori agricoli professionali oppure situati in aree montane.
Come si calcola l’IMU?
Il calcolo avviene sulla base delle aliquote decise dai Comuni sui quali sono situati gli immobili di proprietà, oggetto di tassazione. Se il Comune non dovesse pubblicare le delibere relative entro il termine di pagamento della prima rata (o acconto), generalmente in scadenza a giugno, si applicano le aliquote dell’anno precedente.
TARI, cos’è e perché non va confusa con le altre tasse

La TARI è una tassa sui rifiuti urbani ed è a carico di quanti sono in possesso o sono utilizzatori (locatari, conduttori, comodatari) di locali o aree scoperte a prescindere dalla specifica destinazione (residenziale, commerciale, industriale, etc.).
In parole più semplici è la tassa sui rifiuti, determinata sempre su base comunale, che tutti i cittadini e i gestori di attività commerciali o agricole sono tenuti a corrispondere al Comune sul quale insiste la casa, il locale, l’attività o il terreno.
Molti ricordano altri nomi per questa imposta che di fatto, dal 2014, ha accorpato alcune voci sempre nell’ottica della semplificazione:
- Tariffa di igiene ambientale (TIA);
- Tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani (TARSU);
- Tributo comunale sui rifiuti e sui servizi (TARES).
La tassa sui rifiuti si calcola in base all’estensione della proprietà, nel caso di un’abitazione, in base ai metri quadrati e al numero degli occupanti.
Deduzioni e detrazioni fiscali, qual è la differenza
Molto spesso si sente parlare indistintamente di deduzioni fiscali o detrazioni fiscali, ma è bene sapere che non sono la stessa cosa.
A seconda del tipo di imposta o dell’area di residenza possono infatti essere previste:
- deduzioni, ovvero delle opzioni che riducono il reddito imponibile e quindi automaticamente abbassano il peso della fiscalità
- detrazioni, che sono sostanzialmente degli sconti sull’imposta finale dovuta e che possono essere assimilabili quindi ai vari “bonus” riconosciuti
- Per conoscere le più importanti detrazioni fiscali per il 2021 puoi leggere il nostro articolo dedicato alle famiglie
Risparmio fiscale per la salvaguardia del domani
Fra le detrazioni fiscali, puoi considerare quelle a disposizione di chi sceglie di proteggere la famiglia e il tenore futuro con una polizza vita. Le polizze vita rappresentano infatti uno strumento molto efficace e utile per gestire una corretta pianificazione successoria ma anche per tutelare investimenti importanti come l’acquisto di una casa e il relativo mutuo.
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È possibile detrarre i premi versati dall’IRPEF (fino al 19% con un massimo detraibile di 530€) e quindi ottenere una riduzione proporzionale dell’importo finale da pagare per questa imposta.
Per venire incontro alle tue esigenze Aviva ti assicura inoltre:
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